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La poesia (dal greco poiesis, "creazione") è l'arte che unisce il suono della parola al significato, fondendo in un unicum le qualità evocative della musica ed i concetti e stati d'animo della prosa.
Come il pittore con la tavolozza dei colori fissa sulla tela un'immagine che è al contempo viva di luce propria, eppure filtrata attraverso la propria sensibilità nelle scelte cromatiche e di prospettiva, così il poeta fissa nei versi un'istantanea che è al contempo concreta e pulsante di vita propria, ma che è filtrata dall'animo di chi ha vissuto quell'istante, filtro che si riflette nel fluire della parola e dei significati.
La vita è un ciclo continuo di sentimenti e emozioni piacevoli e spiacevoli, che si susseguono come il mutare delle Stagioni: così si svolge la sequenza dei componimenti in versi, che si apre con il Natale, tempo di rinascita morale, e si chiude di nuovo con il Natale, in cui tutto si rigenera; e così via, in un ciclo infinito.
La pallavolo ha una struttura del movimento finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo (fare punto!). La sequenza fondamentale per ogni giocatore è la seguente:
Nella pallavolo la palla non si può fermare! Nella pallavolo la palla si passa da un giocatore all'altro e da un campo all'altro per regolamento. Questo aspetto determina in maniera assoluta il sistema di allenamento tecnico-tattico.
Non solo: diviene di importanza assoluta la tecnica nel controllo della palla, perché il margine di errore è minimo non potendo trattenere la palla.
Questo ha come risvolto necessario che nell'allenamento di un giocatore si ha una richiesta di volumi di allenamento importanti.
Nella pallavolo si distinguono tre fasi:
All'avvio dell'azione con la battuta, la squadra in servizio si trova in fase break point, quella che riceve il servizio in fase cambio palla. Esaurite queste due fasi, si passa nel gioco di transizione. Generalmente, nella pallavolo di alto livello, la fase di transizione è più frequente nel femminile, mentre nel maschile è più difficile per via dei colpi più potenti e più difficili da difendere.
Il nome di questa fase è rimasto dai tempi in cui, prima dell'avvento del rally point system, ad ogni punto conseguito in questa fase, corrispondeva il cambio palla al servizio. Oggi si tende a parlare anche di "fase ricezione".
Nel cambio palla, si distinguono i seguenti momenti fondamentali:
La ricezione è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali:
L’alzata è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali:
L’attacco è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali:
La copertura d’attacco è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali, che è funzione della casistica.
Nella fase break point, si distinguono i seguenti momenti fondamentali:
Il servizio è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali:
Il muro è un fondamentale che non presenta differenziazione tecnica particolare ma le esigenze di gioco indicano delle strategie di adattamento situazionale funzionali utilizzate dai giocatori combinando le tecniche di spostamento in campo con le tecniche di adattamento e orientamento del piano di rimbalzo.
La difesa è un fondamentale che non presenta particolare differenziazione tecnica rispetto alla ricezione, se non nelle strategie di adattamento situazionale funzionali utilizzate dai giocatori dato che ci si difende da un attacco, e non dal servizio.
La ricostruzione (o alzata di ricostruzione) è un fondamentale che prevede diverse tecniche situazionali in bagher o palleggio, per consentire il contrattacco.
Il contrattacco è un fondamentale che, al pari dell'attacco visto precedentemente, prevede diverse tecniche situazionali per cercare di fare punto.
Nella fase di transizione, si distinguono i seguenti momenti fondamentali:
Rispetto al break point, manca come si nota il servizio, per il resto i fondamentali sono i medesimi.
Per "tecnica di base" si intende un'azione specifica che compie il giocatore di pallavolo nell'ambito di uno dei fondamentali di gioco (ricezione, alzata, attaco, etc.).
Occorre precisare sin da subito che spesso si confondono le tecniche di base con i fondamentali, ma la differenza è sostanziale: ad esempio, nel fondamentale della ricezione, io posso ricevere in bagher, oppure in palleggio, oppure con un tuffo ad una mano.
Quindi la tecnica è un mezzo per giocare, è una prestazione motoria che consente di risolvere una situazione di gioco in una determinata situazione, non il fondamentale stesso!
Questa è una delle caratteristiche fondamentali della pallavolo, che non a caso è detta "open skill", perchè la tecnica non è il fine stesso della prestazione, come accade invece in altri sport (tuffi nel nuoto, ginnastica artistica, etc...).
Vengono chiamate "tecnica di base" in quanto devono far parte del bagaglio tecnico di ogni giocatore, dovrebbero essere appresi fin dai primi anni nei quali il bambino si dedica al gioco (ovvero a partire dal minivolley). Le tecniche di base, tuttavia, non permettono e non completano il bagaglio motorio di un pallavolista per sviluppare al meglio la sua capacità di gioco. Ogni giocatore deve quindi seguire un percorso specialistico: presupposti motori, tecniche relative ai vari ruoli e le zone di competenza, etc.
Tecnica e tattica sono rispettivamente i mezzi e la strategia con cui il giocatore arriva a soddisfare le pulsioni primarie del gioco e dell’agonismo. Infatti la TECNICA è l’insieme dei mezzi per giocare ed è l’espressione organico-muscolare della motricità del giocatore, mentre la TATTICA è la strategia per competere ed è l’espressione coodinativa e psicologicocognitiva del comportamento del giocatore.
La pallavolo è uno sport situazionale, ovvero due azioni successive, per quanto simili, non saranno mai identiche.
Il palleggio è una tecnica finalizzata, ovvero è generalmente l'assist che il palleggiatore mette in atto per l'attaccante che schiaccerà.
In realtà, il palleggio si usa anche in altri contesti, come in fase di ricezione o di difesa, oppure per eseguire un attacco piazzato in una certa zona per cui si tratta di una tecnica importantissima.
A seconda che la palla venga inviata davanti, dietro o lateralmente al corpo abbiamo rispettivamente il palleggio avanti, il palleggio dietro e il palleggio laterale. In generale, il palleggio è uno delle tecniche di base più importanti in quanto si impostano con esso quasi tutte le azioni d'attacco e di contrattacco.
Come tecniche specialistiche del palleggio si hanno:
La tecnica del bagher consiste nel respingere il pallone con la parte radiale o con la parte interna delle braccia unite.
A seconda delle varie direzioni in cui si muovono le braccia si avrà:
Il bagher in avanti (o frontale) è quello più utilizzato, anche perchè è quello che consente un controllo migliore della palla: è il passaggio con le braccia che invia la palla davanti al corpo.
Quando il pallone in arrivo ha una velocità limitata si accompagna il bagher utilizzando anche le gambe, in modo da imprimergli la forza necessaria per spostarlo (ad esempio in ricezione su battuta float).
Quando invece il pallone in arrivo è molto forte come in ricezione su una battuta in salto o in difesa per contrastare una schiacciata, il bagher si utilizza come piano di rimbalzo, stando praticamente immobili, in quanto la velocità va attutita o comunque limitata, per consentire il controllo successivo del pallone da parte di un compagno.
L'uso del bagher è legato alla ricezione della battuta, alla difesa e in qualsiasi altro tocco dove la palla è troppo bassa per essere palleggiata o schiacciata.
Quando nel 1952 sono apparse le prime respinte a braccia unite si è parlato di "salvataggio" non potendo classificare bene il colpo. Sono stati i cecoslovacchi ad usare per primi la tecnica delle braccia unite per respingere i palloni che arrivavano a grande velocità: le braccia venivano messe sotto la palla, come una scavatrice cioè nella loro lingua "bagher", per cui il gesto ha poi assunto tale denominazione.
La schiacciata rappresenta la tecnica base più caratteristica della pallavolo, quella più spettacolare e che generalmente piace di più ad atleti di ogni età poichè permette di "mettere la palla a terra" e di fare punto. È il colpo o lo "schiaffo" che si dà alla palla, con una sola mano, cercando generalmente di colpire il più forte possibile affinché l'avversario non riesca a giocarla.
Condizione necessaria perché una schiacciata risulti efficace, è l'esecuzione della stessa in salto, in modo da colpire la palla quando si trova più alta del piano superiore della rete. Si può saltare dal posto o con la rincorsa. Una volta effettuato lo stacco si cerca di sfruttare al massimo l'elevazione per colpire il più in alto possibile la palla onde evitare le mani del muro.
La schiacciata infatti si compone di due momenti: la rincorsa e il colpo sulla palla. La rincorsa si compone essenzialmente di due passi, o meglio, di un passo ed un balzo. Tutto ciò che precede tale esecuzione fa parte della preparazione alla rincorsa vera e propria.
Sono considerate tecnice di base evolute, varianti della schiacciata:
La battuta è la rimessa in gioco della palla in ogni azione, ed è determinante al fine della costruzione dell’azione offensiva dell’avversario per cui la possiamo identificare come il primo tocco di attacco della squadra.
La tecnica di base è il cosiddetto servizio (o battuta) float piedi a terra: in verità, nel minivolley e nelle categorie Under 12 e Under 13 la tecnica di base è la battuta dal basso, ma per consuetudine si fa riferimento alle categorie senior, per cui la float è quella considerata di base.
Sono considerate tecniche specialistiche:
Le tecniche di spostamento in campo sono importanti per la corretta gestione del campo di gioco, riduerre i tempi di intervento nella propria area di competenza e consentire poi l'uso delle tecniche di gioco. I tre passi principali sono i seguenti:
Le tecniche di oerientamento e adattamento del piano di rimbalzo del muro, non vanno confuse con il fondamentale del muro.
Le braccia vanno sempre mantenute molto vicine alla rete, facendo bene attenzione a non toccarla; devono inoltre essere iperestese, con le spalle spinte in avanti e la testa tenuta indietro, in modo tale da non perdere mai di vista il campo avversario.
Un errore comune consiste nell’incassare la testa, spostando di conseguenza lo sguardo verso il basso: vedere l'attacco è la condizione essenziale per murare.
Il muro può essere sia difensivo che offensivo: nel primo caso viene chiamato soft block o di contenimento, e ha come obiettivo deviare la palla verso l’alto, facendola rallentare in modo che sia più semplice da gestire per la difesa; in questa azione, i palmi delle mani vanno tenuti verso l’alto, con le dita rivolte all’indietro.
Si parla invece di roof block (muro a tetto) per designare una spettacolare azione offensiva effettuata al fine di reindirizzare la potenza e la velocità dell’attacco direttamente nel campo avversario.
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muro di contenimento (soft block) |
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muro a tetto (roof block) |
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